L’obbiettivo della decarbonizzazione

“Al novembre 2018, 195 membri dell’UNFCCC hanno firmato l’accordo e 184 hanno deciso di farne parte. L’obiettivo di lungo periodo dell’Accordo di Parigi è quello di contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto della soglia di 2 °C oltre i livelli preindustriali, e di limitare tale incremento a 1.5 °C, poiché questo ridurrebbe sostanzialmente i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici.” Wikipedia

IL processo per la decarbonizzazione in Italia

L’Italia si muove su due fronti per azzerare l’impiego di carbone entro il 2025: forti incentivi sull’efficientamento domestico come Ecobonus e Superbonus (110%) e dall’altro la riqualificazione delle centrali a carbone in centrali a gas anche se in questo comunicato ufficiale Legambiente la parte del gas viene definita una pessima scelta

“Stop al carbone, no alla realizzazione di nuovi impianti a gas, sì alle semplificazioni per rinnovabili e sistemi di accumulo”.

entrando più nello specifico:

“No alla riconversione a gas delle centrali a carbone. In Italia la decarbonizzazione non può passare dal gas come fonte di transizione in sostituzione del carbone, attraverso un “compromesso” che non farà bene né all’ambiente né alla salute del Pianeta. Bisogna adottare soluzioni credibili e radicali per ridurre le emissioni di CO2, semplificando le procedure autorizzative e garantendo un ruolo sempre maggiore alle fonti rinnovabili e ai sistemi di accumulo. Per far ciò occorre sostituire le vecchie e inquinanti centrali a carbone con impianti rinnovabili e non convertirle a gas”.

Infatti, dopo blackout del settembre 2003 con il decreto sblocca centrali sono state sviluppate nuove centrali elettriche a metano che negli ultimi due decenni hanno prodotto una situazione di sovrabbondanza: il parco di generazione esistente ammonta a 115.000 MW di potenza installata, quasi il doppio rispetto alla domanda massima sulla rete (58.219 MW nel luglio 2019, fonte Terna).

Processo di decarbonizzazione e sviluppo Green in Europa

 

La decarbonizzazione in Filandaia

La Finlandia prevede l’uscita dal carbone entro il 2028 anche se come l’Italia è molto meno dipendente dal carbone che in Germania, dove genera circa il 37% dell’elettricità. Le cose sono complicate anche dal piano di dismissione del nucleare (che genera il 13% dell’elettricità) entro il 2022.

 

Un difficile viaggio per la Germania tra dipendenza dal carbone e troppe emissioni

La Germania si è presa un compito enorme quello di Diventare più “green” con un doppio lavoro l’uscita dal nucleare e l’abbandono delle fonti a carbone.

La Germania trae ancora il 37% della sua torta energetica da carbone e lignite: quella di accontentare le aspettative di un’ampia fetta della popolazione che crede in un futuro a “emissioni zero” ed è tradizionalmente più ecologista che nel resto d’Europa, sarà però una sfida epocale.

La sfida di uscire entro il 2038 o magari anche per il 2035 dal carbone ha imposto alla Germania una rigida tabella di marcia e un nuovo grosso sforzo finanziario perché saranno garantiti 40 miliardi di euro saranno garantiti alle regioni più colpite dalla riconversione energetica e in aggiunta 4,35 miliardi per gli indennizzi hai proprietari delle centrali a carbone.

La prima fase nel 2022 sarà quella di ridurre le centrali a carbone da 25 a 20 chiedendo la 5 più vecchie che porterà una diminuzione 20-25 tonnellate di CO2 prodotte ogni anno. Dal 2030 resteranno solo 17 con un aumento del 55% degli obiettivi di governo su la realizzazione di impianti per il lontano obiettivo della “neutralità climatica ”.

 

La Francia si appoggia la nucleare

In Francia  punta ad eliminare completamente l’impiego di combustibili fossili in ogni settore dalla produzione di energia  ai trasporti, dividendo questo processo in 2 fasi:

La prima fase che va dal 2021 al 2028 eliminazione completa della produzione di energia,
risparmiando l 14% di energia e arrivando a produrre tra il 34-38% di energia sul totale e il resto prodotto da impianti nucleari, in pratica nel 2028 il 50% dell’energia prodotta sarà da impianti rinnovabili mentre il restante 50% dagli impianti nucleari

Dal 2028 al 2050 le fossili dovrebbero essere progressivamente eliminate anche nei settori non elettrici come la mobilità, l’industria e il riscaldamento degli edifici.

 

La decarbonizzazione in Spagna

In Spagna il piano clima energia prevede di arrivare al 2050 al 100% di elettricità prodotta da rinnovabili, con una riduzione complessiva delle emissioni del 90%. Uno degli aspetti più interessanti del piano è lo stanziamento di 250 milioni di euro per la riqualificazione professionale o il prepensionamento dei lavoratori impiegato nelle miniere di carbone.

 

Tasmania il top per la green economy e obbiettivo 200%

La Tasmania ci è riuscita, dal  27 novembre la Tasmania è ufficialmente uno dei paesi interamente alimento con energie rinnovabili. Ecco il comunicato che con soddisfazione annuncia il raggiungimento di questo obbiettivo.

“Ogni tasmaniano dovrebbe essere orgoglioso del fatto che il nostro Stato sia il primo in Australia e una delle poche giurisdizioni al mondo a raggiungere questo obiettivo, mantenendo un impegno chiave delle elezioni 2018”, ha dichiarato Guy Barnett, ministro dell’Energia. “Abbiamo raggiunto il 100% […] rendendo la Tasmania attraente per gli investimenti del settore, e creando così posti di lavoro in tutto il Paese”. Il traguardo è stato ufficialmente tagliato con l’accensione della 29° turbina eolica nel porto di Granville. Ed è proprio l’energia del vento unitamente l’apporto dell’idroelettrico ad aver traghettato la Tasmania nella sua personale transizione energetica.

Nel 2019 il 90% dell’energia proveniva dalle dighe idroelettriche e il resto è stato poi coperto dalle fonti eoliche e realizzato con molta cautela perché La deadline fissata per l’autosufficienza energetica era infatti il 2022.

Oggi il paese è pronto a lanciarsi un a nuova sfida arrivare, al 200% di produzione rinnovabili entro il 2040 portando il surplus sul mercato elettrico nazionale australiano

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