Il legno massello (o massegno), usato per creare mobili di altissima qualità ed estremamente durevoli, è ricavato dal durame, ovvero la parte più interna e più densa del tronco.

Non va quindi confuso con il legno massiccio, che è invece composto dalla quasi interezza dell’albero, sfruttando tutte le sezioni del fusto.

Gli oggetti d’arredo prodotti con il massegno hanno il vantaggio di essere inoltre completamente personalizzabili in ogni loro parte, sia nei materiali che nelle finiture e verniciature. Una tecnica molto apprezzata è anche quella della laccatura, che renderà i mobili lucidi e gradevoli alla vista, esaltandone la forma, dando loro un aspetto ancora più elegante.

Questo materiale si presta bene a realizzare ogni tipo di mobile per arredare la vostra casa con un design dall’aspetto classico, allo stesso tempo naturale e pregiato.

L’azienda Xlab è specializzata nelle lavorazioni di falegnameria artigianale e offre un vasto campionario di oggetti d’arredo di qualità, ad esempio questo tagliere da cucina fatto a mano:

Le sue caratteristiche una volta stagionato, oltre a questa durevolezza nel tempo sono: la sua purezza che raggiunge il 100%, la sua capacità isolante, l’elasticità e la sua rigenerabilità e riciclabilità.

I metodi di stagionatura del legno sono diversi: in acqua, quello naturale che avviene semplicemente lasciandolo esposto all’aria, e artificiali per mezzo di forni progettati e studiati appositamente.

 

Stagionatura del legno in acqua

La stagionatura del legno in acqua è una pratica quasi del tutto abbandonata. Oggi è tuttavia ancora utilizzata principalmente in alcune regioni di montagna.

Questo processo consiste nell’immergere, per un periodo che varia da pochi giorni a qualche settimana, i tronchi nell’acqua freddissima di un torrente.

L’acqua corrente ha la funzione di rimuovere il tannino. Questa sostanza si trova sulla superficie della pianta e, anche nonostante il processo di stagionatura, se in precedenza non è stato rimosso totalmente può sprigionarsi e rendere il legno più scuro, alterando le caratteristiche e le qualità estetiche del prodotto.

Oggi una pratica più diffusa che comporta l’utilizzo di acqua è quella di nebulizzare i tronchi con del vapore per diverse settimane al fine di rendere il legno più tenero e facilmente lavorabile.

Questo processo si svolge a temperature molto basse (-20 gradi centigradi) cosicché lo strato di ghiaccio formatosi consenta il mantenimento di un maggiore tasso di umidità.

 

Quanto tempo ci vuole per stagionare il legno?

Il legno fresco, quello appena tagliato, prima di essere pronto alla commercializzazione ed al suo utilizzo deve perdere parte della sua umidità, che in alcuni casi può essere davvero molto alta, fino al raggiungimento del 12-15%.

Per far si che ciò accada è necessario un processo chiamato appunto “stagionatura”.

 

Questo trattamento è fondamentale, in quanto non è utile solo per eliminare l’umidità dal legno, ma anche per permettere a quest’ultimo di stabilizzarsi, così da aiutare chi andrà poi a lavorarlo a non incorrere in spiacevoli sorprese lavorando un materiale che risulterebbe di fatto imprevedibile.

 

Per ottenere una buona stagionatura, dopo aver tagliato il tronco in tavole, un tempo era norma disporre queste ultime orizzontalmente per poi accatastarle una sull’altra, mantenendole sempre separate tra loro attraverso l’uso di appositi distanziatori. A questo punto veniva formata una pila non troppo alta, sormontata da una tettoia inclinata, che poteva essere composta da tavole di scarto, utile a far defluire l’acqua piovana lasciando asciutto il legno sottostante.

Le tavole ottenute una volta accatastate potevano essere lasciate a stagionare anche per diversi anni a seconda del tipo di legno da trattare e dal suo spessore.

Con questo metodo, dati i continui cambi di temperatura ed umidità causati dal naturale susseguirsi delle stagioni, si dava modo alla legna di rilasciare lentamente le sue tensioni interne e di stabilizzarsi.

 

Ad oggi non esiste però soltanto la tecnica descritta sopra, ma ci sono metodi artificiali decisamente più rapidi, resi necessari anche dalla continua richiesta di materiale stabile in tempi brevi.

 

Come avviene la stagionatura artificiale del legno?

La stagionatura artificiale del legno avviene mediante l’utilizzo di tunnel di essiccazione, o più semplicemente di forni.

Questi permettono di ottenere una stagionatura estremamente più rapida.

Per prima cosa le tavole vengono sempre accatastate per un periodo variabile a seconda del tipo di legname da trattare. Essa può raggiungere anche i due mesi, ma diversamente da quanto visto nel paragrafo precedente, non raggiunge i termini di tempo della stagionatura all’aria. Questo processo è utile poiché prepara il materiale ad eliminare l’acqua ivi contenuta, specialmente nei suoi strati più interni.

Ora le tavole, che devono essere necessariamente dello stesso legno e spessore, accatastate e mantenute distanziate tra loro, vengono caricate su dei “carri” che andranno posti all’interno del tunnel di essiccazione uno dopo l’altro.

Quando tutti i carrelli sono all’interno, il tunnel viene chiuso con l’ausilio di un portone e può finalmente iniziare il ciclo di essiccazione: una ventola spinge l’aria adeguatamente riscaldata tra le tavole, questa viene inoltre umidificata per evitare un’essiccazione troppo rapida che renderebbe il legno suscettibile a deformazioni, crepe e spaccature. Fatto ciò la temperatura dell’aria viene gradualmente aumentata e il livello di umidità ridotto, così da garantire un’evaporazione dell’acqua lenta e costante.

Nel giro di alcuni giorni o al massimo di alcune settimane viene raggiunto il livello di umidità adatto (12-15%) ed il periodo di essiccazione nel tunnel può dirsi terminato.

 

Per concludere completamente il processo di stagionatura artificiale del legno è necessario un ultimo passaggio: il condizionamento.

Il condizionamento permette alla tavola di redistribuire l’umidità conservata, che misurata con un apposito strumento, l’igrometro. L’umidità risulterebbe altrimenti molto più bassa sulla sua superficie esterna e più alta all’interno. Quella interna tuttavia non è misurabile se non attraverso pratiche invasive e distruttive.

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